Sentenza Corte di Giustizia Europea C-221/24 e C-222/24 sul tema della ripresa dei rifiuti in caso di spedizione transfrontaliera di rifiuti illegale
Consulenza Ambiente & Rifiuti
Soluzioni Compliance Ambientale
Il raggiungimento della conformità normativa deve essere un obiettivo dell’organizzazione e non un compito da delegare…
Sempre più spesso si sente parlare di “compliance ambientale” o, meglio, conformità normativa ambientale, come quel traguardo da raggiungere per ogni organizzazione per garantire che tutti gli aspetti ambientali dei propri processi siano effettivamente conformi alla norma.
Ma per raggiungere questo grande obiettivo servono strumenti, tempo, risorse, capacità, formazione, informazione, consapevolezza, responsabilizzazione, competenza e tanto altro ancora.
Negli ultimi tempi, e probabilmente il RENTRI ha avuto il pregio di evidenziarlo meglio, ciò che si osserva è una voglia sfrenata di raggiungere la conformità normativa ambientale attraverso la delega ad altri soggetti di decisioni ed azioni immaginando, utopisticamente, che così facendo l’organizzazione non abbia più responsabilità.
Sempre più spesso si vedono organizzazioni che esercitano la “delega” verso soggetti esterni, consulenti, aziende, operatori professionali del trasporto e dell’intermediazione di rifiuti demandando loro le decisioni. Ricordo però che la “delega” se mai se ne potesse parlare in tal senso, richiederebbe conoscenza e competenza da parte del delegante per poter poi esercitare la vigilanza. Diversamente, come sappiamo, non ha alcun valore.
A mio parere, dopo tanti anni in questo settore, tale deriva non solo non è corretta ma rischia di creare gravi pericoli nell’organizzazione stessa che si potrebbe trovare esposta a sanzioni ma sentirsi al contempo serena in forza di un contratto, accordo, scrittura privata (a voi la scelta) con un soggetto esterno. Si badi bene che ciò non è limitato al comparto ambientale ma si estende alla sicurezza, privacy e a tanti altri settori.
Ma, tornando al settore ambientale, che più ci interessa in queste poche righe, si osserva uno strano comportamento da parte delle organizzazioni che, invece di dedicare risorse alla informazione e formazione del proprio personale che deve occuparsi della parte ambientale, ad esempio tutti gli adempimenti legati alla gestione dei rifiuti prodotti o trasportati o intermediati o recuperati ecc… preferisce demandare ad altri ogni attività. Ciò conduce al permanere di una situazione di “ignoranza” (vedi dizionario Treccani: https://www.treccani.it/vocabolario/ignoranza/ ) non solo delle responsabilità ma anche delle azioni che devono essere messe in campo per una corretta gestione dei rifiuti. E così diventa quasi “normale” non sapere (e non voler sapere in alcuni casi) come si debba gestire il proprio deposito temporaneo, non conoscere la differenza tra il peso stimato dei rifiuti in carico nel proprio deposito temporaneo e quello a destino in impianto, come si compila e si verifica un formulario prima di apporre la firma, come leggere la propria autorizzazione ed i limiti del proprio impianto di stoccaggio, recupero, smaltimento, quali controlli effettuare prima di una spedizione di rifiuti, nazionale o transfrontaliera, come classificare i propri rifiuti ecc… E tutto ciò sostenuto da argomentazioni che hanno poco a che fare con la conformità normativa. Da, “non è mio compito conoscere questi aspetti” a “è il consulente che se ne deve occupare” “troppe procedure ci impedirebbero di crescere ed operare” “ è responsabilità del trasportatore essere autorizzato” ecc… Potremmo continuare all’infinito ovviamente evocando tutte le casistiche possibili.
Cosa sta accadendo?
Dopo tanti anni in questo settore, avevo iniziato a pensare, erroneamente, a quanto pare, che nelle organizzazioni fosse germogliato il seme della consapevolezza (grazie al SISTRI prima, alle modifiche normative dopo, alla facilità di accesso alle informazioni grazie all’evoluzione di internet) ed invece mi ritrovo ad assistere, ultimamente, ad un declino della capacità decisionale e ad una voglia sfrenata di non sapere, di non conoscere, di non voler decidere. Azioni queste (il sapere, conoscere, decidere) che ovviamente condurrebbero ad una responsabilità esplicita del proprio operato. Si opta invece per uno scarico di responsabilità che, purtroppo, come saprete, non esiste.
Una mancata classificazione dei rifiuti non può essere attribuita al Vs. consulente.
Il non saper compilare o verificare correttamente un formulario prima di apporvi la firma, non può essere attribuita al Vs. consulente.
Il non sapere come si organizza e si gestisce un deposito temporaneo all’interno a all’esterno non può essere attribuita al Vs. consulente (etichettatura, imballaggio, modalità di gestione, criterio volumetrico, temporale, stima dei pesi dei rifiuti prodotti ecc…).
Il non saper illustrare nel dettaglio una situazione al Vs. consulente non può comportare una risposta esaustiva ma circoscritta a ciò che gli raccontate.
L’operare continuamente in emergenza nelle proprie attività quotidiane non può ripercuotersi sui vostri consulenti. In quanto tali devono supportarvi (vedi definizione del dizionario più avanti) non essere i vostri segretari disponibili ad ogni ora.
E potremmo continuare all’infinito con esempi simili.
Cosa fa il consulente
Preme fare osservare che il ruolo del consulente non è e non può essere quello di sostituirsi al proprio cliente nell’esecuzione delle attività. Il ruolo del consulente è quello di supportare e consigliare il proprio cliente. (vedi anche definizioni del dizionario: https://www.treccani.it/vocabolario/consulente/ https://www.treccani.it/vocabolario/consulenza/ ). Il Consulente non si sostituisce all’azienda.
Ed il supporto viene fornito in funzione delle informazioni che le organizzazioni sono in grado di fornire e della capacità di descrivere una situazione per la quale si richiede consiglio.
Diversamente non sarebbe possibile procedere ed ogni consiglio, informazione e supporto fornito andrebbe considerato solo nell’ambito dell’intorno che gli è stato descritto (se è stata mai fornita in qualche informazione).
Chi opera tutti i giorni nell’organizzazione?
E’ opportuno ricordare che il Consulente non è tutti i giorni nella Vostra organizzazione (diversamente sarebbe un dipendente dell’organizzazione) mentre producete rifiuti, li classificate, li raggruppate nel deposito temporaneo, li etichettate e imballate, mentre emettete e compilate (pochissimi casi ancora) i formulari o mentre leggete (pochissimi casi ancora) le informazioni, che voi avreste dovuto fornire al trasportatore (è la norma che lo impone, non è facoltativo conoscere il proprio rifiuto e classificarlo prima di inviarlo ad impianto di recupero/smaltimento), per predisporre il formulario, prima di firmarlo ecc… Il Consulente non è lì con voi fisicamente ma vi ha già fornito tutte le indicazioni attraverso, telefonate, riunioni, procedure, istruzioni ecc… Il punto è che sta al personale della propria organizzazione dedicare il tempo necessario per imparare tali istruzioni, procedure, nozioni normative, obblighi e responsabilità e poi applicarle.
Il legislatore non ammette che l’organizzazione ignori la norma!
È in caso di dubbio che il Consulente deve essere interpellato, prima che possa essere commesso un errore.
Ecco cosa vuol dire creare consapevolezza, fare informazione e formazione…
Questa strana concezione che il Consulente sia una sorta di parafulmine per le organizzazioni la ritengo preoccupante in periodo storico in cui procediamo (o vorremmo procedere) verso una economia circolare, un miglioramento dei processi di tracciabilità, verso la famosa compliance ambientale, verso un futuro più sostenibile.
Fare conformità normativa non significa preparare tabelle e documenti da mettere in bella mostra per l’acquisizione di una certificazione da esibire sui social come fosse una medaglietta. Al contrario, significa impegnarsi tutti quanti per raggiungere l’obiettivo e poi guardarsi indietro e constatare quanta strada è stata fatta e quanti sono i miglioramenti davvero ottenuti per raggiungere il traguardo e quanti altri miglioramenti devono essere introdotti per migliorare ancora.
Quale futuro?
Probabilmente queste poche righe rimarranno nell’abisso della rete ma, a mio parere, rappresentano una constatazione di ciò che sta accadendo in questo paese nell’ultimo periodo.
Confido sempre che la creazione di consapevolezza nelle imprese, a tutti livelli, dall’alto verso il basso, conduca ad una migliore collaborazione con una riduzione sostanziale dei rischi e l’esperienza, fortunatamente, lo ha dimostrato. Ma l’esperienza ha anche dimostrato che solo le organizzazioni collaborative sono in grado di operare con un consulente al proprio fianco, per tutti gli altri invece sembrerebbe che l’idea, falsa ovviamente, di poter usare un consulente come parafulmine, permetta loro di lavorare più serenamente.
Non sono proprio convinto che sia così…
Noi crediamo ancora che le organizzazioni vogliano impegnarsi per raggiungere la conformità normativa ambientale e continueremo a supportarle e allo stesso tempo continueremo a cercare di creare consapevolezza anche tramite i nostri webinar gratuiti ai quali, come sempre, siete tutti invitati.
Se leggendo queste righe ti ritrovi in uno dei casi di fantasia che ho citato, forse è il caso di rivedere e migliorare il modo in cui collabori con il tuo consulente (professionista, studio di consulenza, azienda di trasporto/intermediazione professionale ecc…) per il raggiungimento della conformità normativa ambientale.
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